21. Palazzo di Gio. Carlo Brignole
25 Marzo 202223. Palazzo di Stefano Lomellini
25 Marzo 2022Edificato in una zona fuori dalle mura cittadine e in un’area in cui molte erano le proprietà dell’albergo dei Lomellini, il palazzo, configurato come “di villa” sorge tra il 1565 e il 1570 su committenza di Bartolomeo, fratello di quel Nicolosio che aveva da poco aperto il cantiere per un suo palazzo in Strada Nuova e sposo di Maddalena Centurione, nipote di Adamo; iscritto nei Rolli a partire dal 1588 e fino al 1664, passerà alla metà del Settecento ai Rostan Reggio, poi, nel 1892, a Edilio Raggio, che confermerà l’affitto già concesso nel 1875 al Comune di Genova, che, nel 1908, vi collocherà una sede scolastica, oggi Istituto Tecnico Commerciale Vittorio Emanuele II – Ruffini.
Realizzato nell’area di Vallechiara, il palazzo dialoga, sin da subito, con la presenza dell’abbazia di San Bernardo dell’Olivella di cui, peraltro, il committente era anche patrono: l’orografia del terreno, su forti dislivelli, consente un’organizzazione del giardino a terrazze, adorno di marmi e fontane.
Di grande interesse l’intervento dell’architetto Emanuele Andrea Tagliafichi che, nel 1769, oltre ad una generale riorganizzazione del giardino, interviene per il doge Agostino Lomellini sugli interni e sulle decorazioni a stucco di alcuni ambienti di una mezz’aria e del piano nobile, in parte oggi ancora leggibili all’interno degli esercizi commerciali affacciati su via Carlo Targa.
Il palazzo, che oggi si affaccia su largo Zecca con una facciata neoclassica, è reso da Pietro Paolo Rubens nell’edizione del 1622 dei Palazzi di Genova in tutta la sua ricchezza: un prospetto suddiviso in due registri – piano terreno e piano nobile – bugnato in tutto il suo sviluppo, ritmato da lesene binate – rustiche e scanalate ascendendo di livello, che inquadrano le singole aperture, sottolineate a loro volta da finestre a cartella – e serrato da potenti cantonali bugnati, il cui portale rustico centinato immette in un atrio in asse con un cortile quadrato dal cui lato si diparte lo scalone monumentale. Le tavole rubensiane – due planimetrie, un prospetto e ben quattro sezioni – sono particolarmente interessanti per comprendere il sistema distributivo, le funzioni dei vari ambienti tra cui cucine, sotterranei, mezzani e terrazze, la struttura lignea del tetto e, al piano terreno, la presenza di un bagno, uno degli ambienti di maggiore aggiornamento culturale dell’epoca, modulato sull’architettura antica e presente in molte delle dimore dell’epoca come la villa di Tobia Pallavicino “alle Peschiere”.
Venne danneggiato dai bombardamenti dell’ultimo conflitto bellico, che distrussero gran parte della decorazione superstite, oggi rimasta leggibile solo nel brano relativo all’affresco con Enea e Didone al piano nobile (oggi adibito a Presidenza) e ai busti cinque-seicenteschi che adornano l’Aula Magna.
Bibliografia aggiornata post 1998
E. Poleggi, Genova. Una civiltà di Palazzi, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, pp. 97-99 (Palazzo di Bartolomeo Lomellino (1565-1568))
E. Poleggi, L’invenzione dei Rolli, catalogo della mostra, Genova 2004.
I testi sono stati aggiornati grazie al progetto INSIDE STORIES finanziato a valere sui fondi – Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO