39. Palazzo di Stefano De Mari
25 Marzo 202241. Palazzo di Emanuele Filiberto Di Negro
25 Marzo 2022Eretto per volere di Ambrogio Di Negro, ricco e acuto finanziere, membro dell’Accademia degli Addormentati, più volte magistrato, governatore e ambasciatore per la Repubblica aristocratica genovese fino a ricoprirne la carica di doge nel biennio 1585-1587, il palazzo è frutto della volontà di magnificenza di un committente che esplicò la propria cultura anche attraverso al costruzione della magnifica villa con giardino, ammirata da visitatori stranieri e illustri fino a tutto l’Ottocento, nell’area suburbana di Fassolo, oggi nota come Villa Rosazza allo Scoglietto.
Rimasta in proprietà dei Di Negro per due secoli, appartiene oggi alla Fondazione Edoardo Garrone, che vi organizza eventi culturali e aperture al pubblico.
Le operazioni per l’edificazione, che avviene su alcune preesistenze edilizie di origine medievale, prendono avvio nel 1568 e si conclude entro il 1572, con uno sviluppo contemporaneo ai cantieri di Strada Nuova, quindi, condividendone novità architettoniche aggiornate e intenti decorativi.
Il palazzo, iscritto nelle liste dei rolli fin da subito e rilevato da Pietro Paolo Rubens nella seconda edizione della raccolta dedicata ai Palazzi Moderni di Genova pubblicata ad Anversa, si colloca in un’area urbana di grande prestigio, antica sede di mercato sviluppata immediatamente alle spalle del porto e della Ripa Maris e crocevia di importanti assi urbani, tra cui la via di San Luca, tratto mediano del lungo carrubeous rectus che, dalla porta di Santa Fede (o dei Vacca), attraversava tutta la città medievale per terminare ai piedi della collina di Castello, area di antica fondazione della città. Un’area che vive, negli stesi anni del cantiere dell’edificio, una grande stagione di rinnovo urbano e architettonico con gli interventi del Vannone per la Loggia dei Mercanti e della chiesa di San Pietro ad opera di Bernardino Cantone su committenza della stessa Repubblica.
È su un lato di questo spazio urbano che il palazzo di affaccia con due facciate principali a quadratura affrescata (forse con logge angolari sul versante di San Luca come testimonia l’incisione rubensiana), su un alto basamento bugnato che comprende il piano terreno e il piano ammezzato, destinati a botteghe secondo l’aulico modello bramantesco “all’antica” già sperimentato da Cipriano Pallavicino nel palazzo di Fossatello.
L’accesso dalla via di san Luca si apre con un atrio voltato, aperto, in uno stretto dialogo tra interno ed esterno, nel vicolo retrostante dove si trovano alcune preesistenze edilizie medievali appartenenti allo stesso albergo familiare, tramite un piccolo e arioso cortile colonnato. Lo scalone voltato, che sale sino al secondo piano, sfonda tre dei lati del cortile interno con un loggiato a più piano sovrapposti.
Raggiunto il massimo splendore all’inizio del Seicento con Ambrogio prima e con Orazio poi, suo figlio ed erede, gli spazi interni del primo piano nobile sono chiara manifestazione dell’ampia cultura umanistica dei committenti che, nelle volte delle sale e dei salotti, fanno affrescare soggetti tratti dalle da favole mitologiche accompagnati da motti latini: Danae fecondata da Zeus in forma di pioggia d’oro, il Mito di Perseo e Il Ratto di Elena di Andrea Semino, quest’ultima nel grande salone, cuore distributivo e culturale dell’appartamento, contraddistinto dalla presenza di interessanti portali in pietra nera, sono chiari riferimenti al superamento delle avversità, allusione forse alle vicende di rivalità tra “nobili vecchi” e “nobili nuovi”.
Bibliografia aggiornata post 1998
E. Poleggi, Genova. Una civiltà di Palazzi, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, pp. 100-101 (Palazzo di Ambrogio Di Negro (1569-1572))
I testi sono stati aggiornati grazie al progetto INSIDE STORIES finanziato a valere sui fondi – Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO