19. Palazzo di Francesco e Ridolfo Brignole Sale
25 Marzo 202221. Palazzo di Gio. Carlo Brignole
25 Marzo 2022Edificato tra il 1536 e il 1545, il palazzo sorse su quella che era una zona inedificata, vicina alle chiese e ai conventi di San Francesco e di San Siro e le lungo pendici scoscese della collina del Castelletto. Le caratteristiche del sito e la cultura dei committenti, Gerolamo Grimaldi olim Oliva – ricco mercante e potente banchiere, nonché abile diplomatico in stretto rapporto con la Spagna e il Portogallo, dove aveva trascorso la giovinezza – e il figlio Battista – finanziere, collezionista , contribuiscono a definire una tipologia residenziale inedita per Genova che, insieme ad altri palazzi quali quello di Antonio Doria all’Acquasola, segna il rinnovo architettonico in chiave rinascimentale della città, un rinnovo che avviene prima dell’apertura di Strada Nuova e dell’arrivo in città di Galeazzo Alessi.
Rimasta in proprietà dei Grimaldi fino all’Ottocento, momento in cui si verificano numerosi passaggi di proprietà, la dimora viene acquistata dai Mongiardino nel 1885 e affittata, a inizio Novecento, a Evan Mackenzie che vi sistemò la sede della propria società assicurativa, chiamando anche l’architetto Gino Coppedè ad operare alcune modifiche alla struttura e alla decorazione, oltre a operazioni finalizzate puramente all’inserimento dei nuovi uffici, tra cui la copertura del cortile sulla salita di San Francesco con un lucernario liberty e l’intasamento del giardino posteriore. Adibito a ospedale militare durante la Prima Guerra Mondiale e successivamente affittato dal Comune di Genova che vi collocò uffici e servizi al pubblico, l’edificio è oggi proprietà di una società privata che, dopo averlo restaurato, lo ha aperto al pubblico come sede di mostre temporanee, attività culturali e ricevimenti.
A ricostruire l’assetto originario del palazzo, iscritto nelle liste dei Rolli a partire dal 1588 sempre nel primo bussolo, è Pietro Paolo Rubens che lo inserì nella prima edizione della raccolta dedicata a I Palazzi di Genova e pubblicata ad Anversa nel 1622, rilevandone la facciata sud e le planimetrie del piano terreno e del piano nobile. Sono proprio queste ultime a farci comprendere la complessità dell’architettura, organizzata lungo il pendio intorno a due cortili loggiati posti in sequenza e a un giardino concluso da un ninfeo trilobato a nord, corrispettivo di uno analogo a sud, poi eliminato con l’apertura di Strada Nuovissima, oggi via Cairoli, a partire dagli anni settanta del Settecento, operazione che comportò anche il rifacimento del fronte sud con la realizzazione della meridiana che dà oggi il nome al palazzo. Straordinari i giardini, che contribuivano a connettere la dimora con il paesaggio circostante: oggi scomparsi ma descritti nel Seicento dall’architetto tedesco Joseph Furttenbach che, nel suo Newes Itinerarium Italiae, pubblicato a Ulm nel 1627, ne ammira i giochi d’acqua e le grotte, animate da automi e decorate con coralli e conchiglie.
Le scelte della committenza, in particolare di Battista Grimaldi, portarono a soluzioni innovative anche nella decorazione degli ambienti interni, che vide all’opera artisti del calibro di Lazzaro Calvi, Giovanni Battista Castello il Bergamasco e Luca Cambiaso che, nel grande salone del piano nobile, mise in scena, con straordinarie soluzioni prospettiche, la vicenda di Ulisse che saetta i Proci.
Bibliografia aggiornata post 1998
E. Poleggi, Genova. Una civiltà di Palazzi, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, pp. 37-42 (Palazzo di Gerolamo e Battista Grimaldi olim Oliva (1536 circa – 1545))
E. Poleggi, L’invenzione dei Rolli, catalogo della mostra, Genova 2004
G. Bozzo; L. Magnani; G. Rossini, Palazzo Grimaldi della Meridiana. Una dimora aristocratica genovese, Genova 2010
I testi sono stati aggiornati grazie al progetto INSIDE STORIES finanziato a valere sui fondi – Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO