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33. Palazzo di Gio Battista Centurione


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  • 33. Palazzo di Gio Battista Centurione

Nome ufficiale del Palazzo:
33. Palazzo di Gio Battista Centurione

Uso:
Ad uso privato

Sempre aperto:
NO

N° bussolo nel 1664: 2

Indirizzo:
Piazza di Fossatello 3 (ex Via del Campo, 1)

Edificato da Battista Centurione a partire dal 1612, a ornamento dell’intera città – come recita il cartiglio con l’iscrizione “SIC NOS NON NOBIS” apposto sul portale di accesso dalla via del Campo – il palazzo, recentemente restaurato, resta in proprietà della famiglia fino alla fine del XVIII secolo quando passa ai Saluzzo Brignole e, quasi un secolo dopo, nel 1874, ai Cambiaso per poi giungere nel 2004 in possesso della Società R.R.E.
Particolarmente importante l’area sulla quale sorge il palazzo, quella di Fossatello, già sede di mercato, nel suo lato di settentrione, crocevia d’importantissime arterie: la strada Lomellini, la via al Ponte dei Calvi, di accesso al porto, e la via del Campo, primo tratto di quel carrubeus rectus che, partendo dalla porta di Santa Fede (o dei Vacca) innervava tutto l’abitato medievale proseguendo lungo le percorrenze delle odierne via San Luca e via di Canneto il Curto per terminare ai piedi della collina di Castello, area di antica fondazione della città.
Iscritto nel Rollo del 1664 al secondo bussolo e rilevato da Pietro Paolo Rubens nella seconda edizione della raccolta pubblicata ad Anversa e dedicata ai Palazzi Moderni di Genova, l’edificio fu realizzato dall’architetto Battista Cantone in collaborazione con il figlio Filippo, mettendo in opera un massiccio volume architettonico, i cui prospetti, impaginati “all’antica” e memori dei modelli di rinascimentali già ampiamente sviluppati nei manufatti di Strada Nuova, si sviluppano in più piani, regolati dalla netta suddivisione in due registri (corrispondenti ai dure piani nobili) impostati su un’alta fascia bugnata di chiara memoria bramantesca – comprendente spazi di bottega del piano terreno e primo ammezzato come nel vicino palazzo fondato verso la fine del Quattrocento da Cipriano Pallavicini –, articolati dalla presenza di finestre a edicola alternativamente centinate e frontonate e serrati da cantonali bugnati in pietra di Finale così come il piano terreno.
Il portale, in marmo bianco, architravato e inquadrato da lesene scanalate doriche, dà accesso ad un ampio atrio le cui pareti conservano ancora l’originaria finitura dell’intonaco “a infrascatura” e a uno scalone, baricentrico rispetto al blocco architettonico, che mantiene il suo sviluppo monumentale per tutti i piani dell’edificio, affacciandosi sul retro con ballatoi che prendono luce dall’ampia finestratura affacciata su vico dei Fregoso.
Il cantiere di costruzione, avviato rettificando a spese del suolo pubblico i lotti precedenti, procede inglobando alcune case di origine medievale – già di proprietà di Adamo Centurione, banchiere e suocero di Andrea Doria – di cui si leggono, ancora in parte, le caratteristiche architettoniche e intasando un vicolo preesistente: una stratificazione edilizia ancora oggi percepibile anche negli spazi interni del palazzo.
Se il primo piano nobile presenta decorazioni a stucco frutto di un generale rinnovo rocaille degli spazi, di grande interesse le decorazioni a fresco che interessano il secondo piano nobile, testimonianza della magnificenza dei Centurione nel corso del XVII e XVIII secolo e dei Cambiaso nel XX. Ad accogliere il visitatore è la prima sala, affrescata, come quella contigua, da Giovanni Battista Semino (attivo nella prima metà del XX secolo) che, nello sviluppare moduli illusivi e tematiche proprie dello spazio dipinto seicentesco, raffigura le Quattro Stagioni. Le sale successive, disposte en enfilade, danno conto della grandiosità degli spazi della dimora e della raffinata cultura della committenza: vi si ammirano, infatti, affreschi di Domenico Piola (Bacco e Arianna), Gregorio De Ferrari (Trionfo della Liguria; Allegoria delle Arti Liberali), Bartolomeo Guidobono (Il Carro di Giunone tra le Metamorfosi), oltre alla straordinaria galleria passante (modello architettonico unico nel panorama cittadino) la cui volta a botte è interamente “sfondata” verso lo spazio illusorio del mito con molte figure a far da cornice a Giunone che incorona la Castità da Bartolomeo Guidobono. Di grande interesse, a testimoniare la stratificazione architettonica e decorativa del complesso, e la piccola cappella decorata da Giovanni Carlone, la cui volta raffigura, entro cornici in stucco dorato, la figura del Padre Eterno attorniata dagli Evangelisti e dagli Angeli con i simboli della Passione e, internamente, accoglieva le sculture in legno dorato (San Giuseppe e San Giovanni Battista) di Filippo Parodi.
Bibliografia aggiornata post 1998
M. Newcome Scheleier, Gregorio de Ferrari, Torino 1998
M. Newcome Scheleier, Bartolomeo e Domenico Guidobono, Torino 2002.
E. Poleggi, Genova. Una civiltà di Palazzi, Cinisello Balsamo (Milano) 2002, pp. 132-133 (Palazzo di Battista Centurione (1611-1612))
D. Sanguineti, Domenico Piola e i pittori della sua “casa”, Soncino 2004.
M. Migliorini, Collezioni, arredi e spazi abitativi a Genova nel primo Settecento: documenti d’archivio su palazzo Centurione, in “Arte Lombarda”, n. 1/2005, pp. 30-34.
M. Briano, M. Bruno, C. Righetti, Palazzo Andrea Pitto già Centurione Cambiaso. Nuova sede del Gruppo Casaco & Nardi S.p.a., Genova 2008.

I testi sono stati aggiornati grazie al progetto INSIDE STORIES finanziato a valere sui fondi – Legge 20 febbraio 2006, n. 77 “Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tutela dell’UNESCO

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